Becco Meridionale della Tribolazione – Via Grassi-Re

Becco Meridionale della Tribolazione - Via Grassi-Re

La Via Grassi-Re al Becco Meridionale della Tribolazione è una delle perle dell’alpinismo piemontese. I fattori che la rendono una via mitica sono molteplici: il non trascurabile lungo avvicinamento, un considerevole zoccolo da salire, ed un itinerario su roccia splendida con arrampicata piuttosto fisica su lame, fessure e diedri.

La Grassi-Re al Becco della Tribolazione è più che mai il tracciato che ci fa immergere tra le pieghe della storia, con alcuni meravigliosi traversi che indagano i punti deboli della verticale parete.

Lo splendido, lontano Becco della Tribolazione
Lorenzo sullo splendido L2

Zona: Vallone del Piantonetto, Becco Meridionale della Tribolazione

Quota partenza (m s.l.m.): 1.924 alla diga di Teleccio, 2217 al Rifugio Pontese, 3150 circa l’attacco della via. Attenzione: attualmente la strada per la diga è chiusa in località Sernior (1380 m), pertanto al luglio 2025 la quota di partenza è 1380 m

Quota vetta (m s.l.m.): 3360 sulla cima

Apritori: le guide alpine piemontesi Gian Carlo Grassi, Alberto Re il 6 Ottobre 1968

Sviluppo arrampicata: circa 300 metri di zoccolo e cenge per raggiungere l’attacco, 200 metri per la via

Tipo di apertura: dal basso con chiodi tradizionali e cunei

Esposizione: sud-est

Protezioni: chiodi tradizionali da integrare, fix inox per le soste

Difficoltà: VI+, VI obbl.

Note: via di incredibile bellezza e di discreto impegno fisico. Si raccomanda di non sottovalutare la salita nel suo complesso poichè, oltre alla via, bisogna affrontare il lungo avvicinamento, lo zoccolo, nonchè la discesa. In tutto il vallone del Piantonetto il campo telefonico è pressochè nullo ed è solo per alcuni operatori: con Iliad ad esempio, non avrete alcun modo di comunicare da alcun luogo della valle, ne dal parcheggio, ne dal rifugio, ne dalle cime. Con TIM è stato possibile inviare qualche messaggio WhatsApp di solo testo con estremo ritardo e lentezza. Premunitevi di qualsiasi informazione online da casa poichè internet non risulta consultabile da nessun operatore. Al luglio 2025 il rifugio non offre un servizio internet.

Equipaggiamento: normale da arrampicata, friends fino al 3 B.D., cordini ed allunghi per le protezioni

Accesso: da Locana (frazione Rosone) imboccare la strada asfaltata che conduce al Vallone del Piantonetto e alla Diga del Teleccio. Attenzione: al luglio 2025 la strada per la diga è chiusa in località Sernior (1380 m), pertanto si devono aggiungere circa 300 metri di dislivello su strada asfaltata fino alla diga.

Avvicinamento: dalla Diga del Teleccio seguire il sentiero che costeggia il margine sinistro orografico del lago, quindi si inerpica lungo il pendio e raggiunge il Rifugio Pontese. Da qui proseguire sul sentiero che scende brevemente dietro il rifugio e costeggia il torrente: a circa 5 minuti dal rifugio, sulla sinistra è presente una traccia che conduce ad un ponte tibetano che si attraversa (un tempo era presente un ponte di legno). Da qui si segue lungamente il sentiero salendo una prima costa erbosa fino ad una palina indicatrice: seguire sempre il sentiero per il Colle dei Becchi che lungamente per prati conduce ad una pietraia in direzione dell’evidente colle. Lungo la pietraia si trovano i numerosi segnavia che indicano la traccia nel greto di un canale che raccoglie le acque di scioglimento. Dove i segnavia divengono più radi, abbandonare la traccia e salire la pietraia scomoda verso l’evidente zoccolo del Becco Meridionale della Tribolazione, in direzione dell’evidente canale che solca lo zoccolo. Ore 1,45/2,15 circa a seconda del passo.

Salire quindi lo zoccolo con passi di II e III grado, seguendo cenge e rampe più facili, fino ad un’altezza che corrisponde al termine dello sperone roccioso che forma il lato destro del canale dello zoccolo. Qui una rampa detritica con andamento verso sinistra conduce ad un pulpito con ometto al di sotto di uno spigolo roccioso rossastro che divide due settori della parete: nei pressi dell’ometto sono presenti due targhe commemorative. Qui si circa 20 metri più in basso dell’attacco della Via Malvassora. Da qui, girare lo spigolo roccioso verso sinistra, entrando un anfiteatro roccioso ove è evidente circa 100 metri più in alto la parete solcata da una grande macchia bianca sotto un tetto. Salire per rampe e canali detritici questo ultimo tratto per raggiungere l’attacco poco a sinistra della macchia bianca. Possibili due varianti di attacco, vedi relazione. Considerare 45 minuti/1 ora dalla base dello zoccolo.

In primo piano Lorenzo su L3, dietro Gilles (Guida di Chamonix e Bernard sulla Malvassora)
Dafne su L4
Dafne su L6

Relazione

L1 (originale): l’attacco si trova in corrispondenza di un fix, a sinistra di un sistema di diedri alla cui base è presente un cordone su masso. Non abbiamo percorso questo tiro, ma attraverso sistemi di fessure conduce al pulpito di sosta di L1.

L1 (variante di destra – soluzione da noi percorsa): salire il diedro di sinistra sopra la sosta con cordone (visibili da terra diversi chiodi), dapprima più appoggiato, V+, poi più verticale, VI, numerosi vecchi chiodi permettono di uscire verso destra per entrare un secondo diedro fessurato, VI+ con alcuni passi di A0, ove le fessure lo consentono, abbandonare il diedro verso sinistra, VI, e salire più facilmente, V+, alla sosta da calata sul pulpito, 35 m

L2: salire con splendide lame verso sinistra, quindi verticalmente lungo una fessura, V+, dove la roccia diviene rotta, seguire verso destra il vecchio chiodo (ignorare il cordone su spuntone più in alto), compiendo un traverso in placca di incredibile bellezza, VI-, che conduce ad un piccolo terrazzino dove si trova la sosta da calata, 25 m

L3: seguire la piccola rampa-diedro abbattuta verso destra, IV, quindi ad un chiodo traversare a destra in leggera discesa (se fatto in libera a mio avviso supera abbondantemente il V+ proposto dalle relazioni, è possibile passare in A0), proseguire ancora qualche metro verso destra raggiungendo la sosta con catena, 15 m

L4: salire un paio di metri per raggiungere l’evidente rampa fessurata verso destra, IV+, che conduce sempre verso destra a superare un leggero strapiombetto, V+/VI-, da cui si giunge ad una terrazza ove è presente la sosta da calata, 30 m

L5: salire affrontando il diedro di sinistra (presente ancora un cuneo di legno con cordino vetusto), VI, qui spostarsi a destra, VI, per raggiungere un secondo splendido diedro che si sale, VI, fino ad uscirne a sinistra dove la roccia lo consente, circa 3 metri prima di un chiodo tradizionale nuovo argentato, sosta da calata su comodo pulpito, 30 m

L6: tornare a destra nel diedro per raggiungere il chiodo nuovo, VI-, quindi affrontare la splendida placca che offre incredibili appigli appena a sinistra di un piccolo diedrino, V+, uscendo su cengia ove sono presenti due soste da calata, una circa 5 metri a destra ed una circa 5 metri a sinistra, 25 m

L7 (variante di destra – soluzione da noi percorsa): sfruttare il facile seguendo una serie di lame che conducono prima verso destra poi verso sinistra, IV, all’imbocco di un diedro con vecchio chiodo che si sale, VI+ poi VI, fino a raggiungere la vaga sella tra la cima a destra e la Croce a sinistra, ove è presente alla destra dell’uscita dell’uscita dal diedro la sosta da calata, 40 m

L7 originale: salire l’evidente diedro sopra la sosta, che conduce alla croce di vetta, soluzione da noi non verificata.

Discesa: portarsi verso la cima di destra ove è presente una sosta con catena a sbalzo sulla parete (è la sosta più a destra di quelle visibili) di Gran Finale. Da qui una prima calata leggermente verso destra viso a monte conduce ad una terrazza in cui è presente una nuova sosta da calata, oltre la quale più a sbalzo verso la parete è presente la sosta da calata con catena (simile a quella della vetta). Circa 45 m. Da qui seguire i fix lungo 2 calate sempre rettilinee, che depositano su una cengia con nuova sosta da calata (di Diamante Pazzo). Un’ultima calata da 50 metri circa deposita sulla traccia che si è seguita in salita per raggiungere l’attacco. Ritornare quindi verso destra viso a monte superando l’attacco della Malvassora e scendendo verso lo sperone roccioso che delimita il canale dello zoccolo: è possibile ridiscendere lo zoccolo a piedi e in disarrampicata, passi di III, oppure sfruttare una comoda linea di calata che si reperisce sul margine destro dello sperone roccioso. E’ presente una prima sosta di calata su tre vecchi chiodi con cordino proprio in cima allo sperone, ma si consiglia di scendere circa 40 metri lo zoccolo raggiungendo un ometto che indica la presenza della prima nuova sosta da calata. Da qui altre quattro calate conducono alla base dello zoccolo (le calate sono superiori ai 30 metri).

Lorenzo sulla cima
Selfie di rito

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Foto-relazione

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